NOVEMETRIQUADRI
FRAMMENTI DI CREATIVITA’
NEDAA BADWAN

NOVEMETRIQUADRI è un semplice viaggio visivo nella creatività di NEDAA BADWAN.
NOVEMETRIQUADRI è lo spazio fisico e simbolico in cui l’artista e fotografa palestinese NEDAA BADWAN ha trasformato la propria condizione di isolamento in un’esperienza di libertà creativa.
Costretta a vivere per mesi chiusa nella sua stanza, Nedaa ha trovato nella fotografia un linguaggio capace di superare i confini esterni, costruendo un mondo interiore fatto di luce, colore e silenzio.
La mostra presenta una selezione di immagini nate in quel piccolo spazio — nove metri quadrati che diventano teatro, rifugio, laboratorio.
Qui l’artista mette in scena sé stessa, inventando identità, atmosfere e visioni che sfidano la realtà circostante e le fotografie non sono semplici ritratti, ma atti di creazione e gesti di resistenza poetica, in cui la costrizione si rovescia in possibilità e l’immaginazione diventa una forma di sopravvivenza.
Attraverso un uso sapiente della luce e della composizione, Nedaa Badwan trasforma la quotidianità in un racconto universale. Ogni immagine rivela un equilibrio fragile tra intimità e distanza, tra silenzio e desiderio di comunicare.
In NOVEMETRIQUADRI la creatività è forza vitale capace di generare bellezza anche nel limite, di reinventare lo spazio e il tempo di affermare — contro ogni confinamento — la dignità dell’essere e dell’arte.

Nidaa Badwan nasce il 17 aprile 1987 ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, da famiglia palestinese.
Da bambina, poi, si trasferisce nella Striscia di Gaza, dove vivrà gli anni formativi della sua arte.
Si laurea in Belle Arti presso la Al‑Aqsa University di Gaza nel 2009 e dopo la laurea, lavora nel settore dell’educazione artistica e della fotografia comunitaria a Gaza.
Nel novembre 2013 prende avvio il suo celebre progetto One Hundred Days of Solitude, decidendo di isolarsi nella sua stanza di circa nove metri quadrati nella città di Deir al‑Balah, nella Striscia di Gaza, per circa venti mesi, Nidaa trasforma quello spazio “condannato” in un laboratorio creativo e fotografico.
Le fotografie risultanti, autoritratti intensi e curati nella luce, diventano un atto di protesta pacifica, di introspezione, di creazione di mondi alternativi al contesto esterno.
Nel corso degli anni la sua ricerca si evolve: dalla serie One Hundred Days of Solitude prendono forma nuove produzioni come Le Oscure Notti dell’Anima (2020) e The Game (2021), fino ad arrivare a un progetto più recente, Love behind the Mashrabiya (2023), commissionato dal Museum for Art in Wood di Philadelphia, che esplora la griglia di legno (“mashrabiya”) dell’architettura islamica come metafora di visibilità/invisibilità, spazio privato e pubblico.
Nel 2024 vince il prestigioso Premio Pannaggi/Nuova Generazione e presenta la mostra personale The Saving Light presso i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata.
In questa fase l’artista, da tempo residente in Italia, matura una riflessione più ampia sul corpo, la luce e la scena teatrale all’interno di contesti architettonici.
Tra i riconoscimenti internazionali figura anche la selezione come finalista del Sovereign Middle East & North Africa Art Prize nel 2016, per le sue opere che trovano larga diffusione in musei e gallerie nel mondo.
Attualmente Nidaa Badwan vive e lavora in Italia dove continua a produrre progetti fotografici e installativi che combinano introspezione individuale, riflessione sociale e sperimentazione visiva.